In inglese suona meglio che in italiano, ma il risultato è sempre uguale: che si voglia chiamare Viral Marketing o Marketing Virale, nonostante la sua non convenzionalità sta avendo negli ultimi tempi un successo grandissimo. Per questo chi è attento alle strategie di mercato, sa che può diventare un’arma aziendale vincente. Attraverso questo meccanismo, si sfruttano le capacità di determinate figure brillanti e abili con la comunicazione per far passare un messaggio. Insomma, meglio della classica pubblicità sempre uguale e fredda che finisce per annoiare, nell’epoca dei social network sono le persone che si scambiano informazioni e consigli sui prodotti da acquistare. Se il messaggio è ben indirizzato e risulta convincente, a patto di essere comunque reale, comincia a girare e raggiunge un numero elevato di utenti finali. La notizia si diffonde seguendo un profilo tipico e un andamento esponenziale variabile ma, comunque, in salita.
Se un tempo si chiamava passaparola, adesso le novità passano dal pc o da altri moderni canali di informazione. Il termine di questa innovativa campagna, è nato nella metà degli anni ’90 con Draper Fisher Jurvetson utilizzando una analogia biologica con la diffusione esponenziale di un virus. Un accostamento che si è rivelato efficace ed è diventato nel 1998 marketing “buzz-word of the year”.
Se una idea è originale e qualcuno abile a parlare riesce con una campagna mirata a farla conoscere a quante più persone possibile, il principio somiglia davvero a quello della diffusione di un virus. La sostanziale differenza sta nel fatto che il risultato finale è economicamente molto positivo. Un esempio su tutti possono essere le mail divertenti,giochi online, siti web curiosi,ma anche elementi non direttamente connessi con internet. Gli utenti della rete, più o meno volontariamente, suggeriscono o raccomandano l’utilizzo di un determinato servizio e il gioco è fatto.