Proprio ieri avevamo anticipato una maxi riduzione delle risorse umane programmata dalla HSBC, una delle principali banche europee. Ebbene, oggi non possiamo far altro che tornare sullo stesso argomento, in seguito alla diffusione, sui media, della notizia secondo la quale un altro istituto di credito di principale riferimento nell’ambito del vecchio Continente, starebbe ragionando in simili termini al fine di risparmiare i costi.
Il “protagonista” di questa scelta è stavolta la Barclays, la seconda banca britannica per volume di attività, che dovrebbe eliminare circa 3 mila risorse umane entro la fine dell’anno. La motivazione è sempre la stessa: la redditività di alcune proprie divisioni (in particolar modo, quella dell’investment banking) non è più elevata come un tempo, e di conseguenza occorre tagliare la voce del costo del personale per poter mantenere soddisfacenti gli utili.
Una decisione che, come già avvenuto nel caso della HSBC, non può certamente far contenti né i lavoratori né le parti sindacali, che infatti hanno dichiarato di volerci vedere più chiaro nelle intenzioni dei vertici dell’istituto di credito, che già durante la prima parte dell’anno aveva avuto modo di ridurre i posti di lavoro presenti all’interno del proprio organico di ben 1.400 unità, ai vari livelli.
Per quanto concerne i risultati conseguiti dall’istituto, ricordiamo che gli utili ante imposte di Barclays Capital sono diminuiti del 27% a 1,42 miliardi di sterline durante il secondo trimestre dell’anno. Così come nel caso della HSBC che abbiamo documentato ieri, all’annuncio che la banca procederà presto alla riduzione di altre risorse umane (come abbiamo anticipato, ben 3 mila), le azioni ordinarie hanno ripreso vigore durante la sessione di negoziazioni alla Borsa locale.
Simili decisioni sono già state assunte da altre banche europee, come la UBS o il gruppo Credit Suisse. Ma è possibile che la ripresa reddituale degli istituti di credito debba passare sempre e per forza dal taglio dei lavoratori?