Le statistiche moderne parlano chiaro e danno sempre i medesimi risultati: sembra che coloro che hanno un nome breve, siano più propensi a fare carriera in azienda. Dell’indagine, già affrontata in passato, se ne è occupato ultimamente LinkedIn, il più popolato social network delle professioni, con 100 milioni di iscritti. Gli amministratori si sono occupati di stabilire i nomi più diffusi tra i Ceo, cioè le persone di spicco delle imprese a livello mondiale. Ebbene, sin da subito non ci sono stati dubbi.
aziende
Auto aziendali: le preferite dai manager
I manager e dirigenti d’azienda vantano quasi sempre delle auto aziendali che, non di rado, hanno anche il privilegio di scegliere direttamente secondo esigenze e gusti, sempre con un tocco di eleganza ed esclusività che possa elevare la stessa impresa sulle altre. In particolare, sono i responsabili delle Risorse Umane e i Direttori Generali, che prestano maggiore attenzione a tale non trascurabile dettaglio e, di solito, valutano pure quali flotte scegliere per tutto il resto del top management. Nel 2011 le indagini sulle vetture preferite da chi sta a capo di una azienda hanno chiaramente mostrato come un alto indice di gradimento va di certo all’Audi A7 che oltre ad essere comoda fornisce tutta una serie di dettagli utili in qualunque situazione.
Agropirateria e truffa al Made in Italy
Un termine ancora non del tutto conosciuto, ma la truffa invece è una vera e propria piaga non solo italiana che non si riesce a combattere definitivamente.L’agropirateria internazionale è un affare da più di 60 miliardi di euro l’anno e tutto questo giro economico è totalmente puntato sul Made in Italy. Gli alimenti più taroccati sono, in questo senso tantissimi: si va dal prosciutto di Parma al Parmigiano reggiano, dal vino all’olio d’oliva, fino alle mozzarelle. Il tutto, come è facile comprendere, provoca dei danni aziendali enormi all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria della trasformazione.Occorrono una organizzazione e un controllo aziendale continui per tentare almeno di arginare il problema.
Lavoro nero, grigio e irregolare: di cosa si tratta?
Tutti probabilmente conoscono il termine lavoro nero e quello che è peggio è che la maggior parte degli italiani ha provato sulla propria pelle di cosa si tratta. Non di rado, se si vuole guadagnare, si deve ancora sopportare tale situazione. Si verifica tutte le volte che si svolge una qualsiasi prestazione lavorativa, negli ambiti più diversi e ci si trova privi di un contratto di lavoro o qualunque “foglio di carta” che attesti che il dipendente sta svolgendo un servizio per quella azienda. Lo stesso vale per chi non ha una busta paga e viene pagato in contanti risultando disoccupato.
Toscana culla dell’arte e degli investimenti
Se pensate che la Toscana sia solo la terra dell’arte, di sconfinati paesaggi verdi, di buona cucina e di resort e alberghi, già comunque ottime presentazioni, vi sbagliate di certo.La regione italiana, infatti, è una delle più note pure in tema di accoglienza delle imprese, nazionali ed estere, che propongono degli interessanti investimenti. Una sorta di prova nazionale per garantirsi a breve un rilancio sui mercati esteri e competere con le strutture di respiro mondiale e gli imprenditori italiani, al momento hanno in buona parte l’occhio puntato su tale angolo di Belpaese. Si calcola che più di altrove è proprio qui che nei prossimi anni potrebbero nascere delle piccole grandi ditte in grado di fare la differenza persino in altri tratti di mondo.
Le aziende sul web vendono di più
Su internet ormai si compra di tutto: certo il rischio è maggiore e riguarda una serie di variabili. Pericolo di non capirsi bene, servizi non completi, truffe, prodotti diversi da quelli visti in fotografia e così via dicendo, ma il web è molto comodo e, in più, permette di scegliere un prodotto o qualunque cosa serva, comodamente seduti in poltrona. Questo evita stressanti code nel traffico, parcheggi che non si trovano e stancanti passeggiate alla ricerca disperata di qualcosa che, puntualmente, non si scorge. Il pc, invece, fornice ampia scelta, ma le attenzioni in merito non sono mai troppe.
Aziende italiane: solo il 9 per cento spera nel futuro
C’è uno sconforto imperante fra le aziende italiane, si percepisce già nell’aria senza che ci sia bisogno di confessioni eclatanti e, comunque la crisi economica ha dato un’altra bella botta all’insicurezza della maggior parte degli imprenditori. Se buona parte di essi, infatti, prosegue con sfrontatezza alla ricerca di obiettivi raggiungibili a breve e lungo termine, sembra che un buon numero di imprese del Belpaese non riesca a credere che la nuvola nera della recessione possa passare senza lasciare squilibri e distruzione eccessivi. In questo senso, soltanto il nove per cento delle strutture dello Stivale ha fiducia che le cose cambieranno in meglio lasciando questo come un momento brutto dell’economia globale.
Il lavoro in azienda si cerca sui social network
In tempi in cui il lavoro scarseggia per i giovani e per tutti coloro che sono rimasti a casa, vittima di una crisi economica che non ha guardato in faccia nessuno, è ora di rimettersi alla ricerca di un impiego per arrivare degnamente a fine mese. Ma da dove cominciare? Sembra che gli italiani sempre più innamorati dei social network non riescano a staccarsi dai vari facebook e Twitter e, abbiamo eletto questi come mezzi speciali per avviare un tam tam veloce e, si spera proficuo.
Imprese: spazio a donne, giovani e over 50
In un periodo in cui tra crisi economica ancora imperante, guerre, uccisioni, terremoti e disordini interni il mondo intero è scosso, anche l’Italia ovviamente ne risente pure a livello economico. Le aziende continuano a limitare il personale che è perennemente in esubero rispetto alle disponibilità monetarie e in troppi sono a casa dopo anni di onorata carriera. L’obiettivo delle imprese per i prossimi anni e anche delle istituzioni anche se in minima parte, è di dare spazio alle tre categorie maggiormente disagiate che pagano il conto più salato: le donne, i giovani e gli over 50.
Sicurezza aziendale e corsi di guida
La vera sicurezza aziendale per i dipendenti passa anche dai corsi di guida, un concetto ancora più valido soprattutto se appunto tra le mansioni dei lavoratori non manca proprio tale attività ed, infatti, sempre più imprese prevedono una formazione di questo tipo. Un modello preso in prestito dall’estero quello della sicurezza su strada e ne è certa soprattutto la AstraZeneca, azienda biofarmaceutica internazionale orientata all’innovazione attiva nel campo della ricerca, dello sviluppo e della commercializzazione di farmaci etici. Quest’ultima da almeno dieci anni si occupa di addestrare a dovere i propri informatori farmaceutici e il personale viaggiante. Adesso tutti prendono esempio dal suo stile innovativo e ne fanno un modello di controllo e sicurezza dentro l’azienda.
Incendio Aruba: dati aziendali a rischio?
Nei giorni scorsi Aruba ha mandato nel panico milioni di utenti e aziende in tutto il mondo, perché un incendio ai server, avvenuto nella notte tra il 28 e il 29 aprile, ha bloccato l’accesso ad altrettanti siti. Sembra un problema di poca rilevanza, invece, i danni sono stati incalcolabili anche perché molte imprese non hanno più potuto controllare i propri dati, altre non hanno potuto proseguire con le vendite o con le proprie pubblicità e, in questa occasione, ci si è davvero resi conto di quanto ormai internet sia indispensabile per fare andare avanti l’economia mondiale. A prendere fuoco è stata la la server-farm di Arezzo che gestisce i siti web di migliaia di piccole imprese soprattutto italiane e l’evento potrebbe avere delle ripercussioni ancora più a lungo termine. Del resto potrebbe essere oggetto di una class action, perché tutti gli utenti che hanno registrato dei danni adesso vogliono essere risarciti.
Artigianato: a rischio le aziende della Toscana
La speranza è che si tratti di una tendenza momentanea e che presto la situazione verrà totalmente ribaltata dall’impegno quotidiano di quanti hanno fatto del lavoro la loro ragione di vita. In Toscana, quasi la metà delle aziende artigiane, quelle che realizzano prodotti fatti a mano con tecniche ancora originali, rischiano il collasso. Il mercato in questo senso è molto competitivo e tiene conto solo delle produzioni di una certa orioginalità e la crisi è alle porte.
Made in Italy: Giappone manda in tilt l’export
Il Made in Italy esportato in Giappone è a rischio, dopo il terremoto che lo ha colpito e il conseguente tsunami. Un Paese in ginocchio che sta trascinando con sè tantissimi altri Stati, compreso l’export del Belpaese. Più di mezzo miliardo di trasferimenti di prodotti alimentari potrebbero rimanere bloccati per una crisi economica di un luogo, il Sol Levante, che muoveva il mercato globale molto di più di quanto forse si pensasse. Proprio il Giappone, infatti, prima del terribile evento sismico, era diventato tra i piu’ importanti mercati di sbocco dei prodotti base della dieta mediterranea.A confermare questa situazione e ricordare quanto guadagno aziendale c’era dietro ad una operazione di marketing e produzione del genere, è stata la Coldireti.
Aziende confiscate per mafia: Sicilia al primo posto
Una piaga sociale che non si riesce a debellare e che anzi continua a moltiplicarsi, ma è innegabile che i risultati ci sono e, anzi, da anni ormai si combatte ad armi pari una organizzazione ben radicata nel territorio. Parliamo delle aziende in odor di mafia che, in realtà, non interessano soltanto la Sicilia ma un pò tutta Italia, anche se purtroppo proprio nella Trinacria si registrano tutt’ora numeri molto più alti che altrove.