Secondo quanto affermato in una recente rilevazione da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica, le retribuzioni del mese di maggio si sarebbero pressoché fermate durante il mese di maggio, mentre l’incremento su base annua sarebbe stato pari a 1,8 punti percentuali, esattamente la stessa percentuale di apprezzamento riscontrata nel mese di aprile, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Il dato di cui sopra è comunque abbastanza negativo. Si pensi infatti che, mentre gli stipendi aziendali crescono con un ritmo consolidato inferiore ai due punti percentuali, l’inflazione sta attualmente incrementando la propria velocità al 2,6% su base tendenziale, con un apprezzamento che invece nel periodo gennaio – maggio 2011, su base annua, è stato limitato a due punti percentuali, comunque oltre la crescita delle retribuzioni.
Non tutti i settori sembrano comunque pagare la crisi e le difficoltà allo stesso modo. In alcuni casi, infatti, diverse categorie di lavoratori hanno ottenuto una crescita delle retribuzioni superiore all’inflazione: è il caso dei dipendenti nel settore tessile (+ 4,1%), di quelli della Difesa (+ 4%), delle forze dell’ordine (+ 3,7%) e dei dipendenti connessi alle attività dei vigili del fuoco (il cui incremento annuo è pari al 3,4%).
Male invece gli aumenti nei Ministeri, nelle scuole, nelle Regioni e nelle autonomie locali, oltre al servizio sanitario nazionale (cronicamente in fase di criticità): le buste paghe di questi dipendenti sembrano infatti soffrire dell’impossibilità di svilupparsi anche solo lontanamente in proporzione all’inflazione, con una crescita che è stata piuttosto omogenea, e pari a soli 0,3 punti percentuali nel periodo ora considerato.
Infine, per quanto concerne i rinnovi dei contratti aziendali, l’Istat conferma che alla fine di maggio i dipendenti in attesa sarebbero circa 4,5 milioni di unità, con una attesa media pari a un anno e mezzo. Alla fine di maggio, i contratti in vigore sono 42, con regolamento economico di circa 8,5 milioni di dipendenti (il 65%).