E’ chiaro che non si può creare dell’allarmismo esagerato, per cui è bene specificare subito che lo sviluppo di social network come Twitter o Facebook, ad esempio, ha di sicuro apportato al mondo del web incredibili benefici negli ultimi anni. Tuttavia, visto che passare da un uso corretto ad uno piuttosto discutibile è molto facile, sembra che proprio quest’ultimo sia la causa di una aumento continuo di divorzi e licenziamenti.
Se è vero, infatti, che tante aziende ormai prima di assumere un dipendente cercano notizie sulle sue eventuali pagine internet è altrettanto sicuro che dopo aver firmato il contratto non sono pochi che, colti dall’entusiasmo, aggiungono agli amici colleghi e capi. Tuttavia, dimenticano poi di avere questi contatti e magari durante una finta malattia, si divertono a giocare su Facebook o, peggio a svelare l’imbroglio. Casi come questo e anche ben peggiori sono all’ordine del giorno e se non scattano subito i licenziamenti, di sicuro non si guadagna una bella figura e neppure una presentazione come persone affidabili. Peggio ancora in tema di matrimoni, con il moltiplicarsi di relazioni extraconiugali e amicizie particolari che proprio in rete trovano la loro inequivocabile prova.
Una ricerca su quest’ultimo aspetto, l’ha portata avanti l’Ordine degli Avvocati matrimonialisti statunitensi (American Academy of Matrimonial Lawyers) e, nonostante si riferisca fondamentalmente agli Usa, la situazione non è diversa in Italia e in gran parte del mondo. Almeno quattro avvocati su cinque hanno dichiaratoche buona parte dei propri assistiti decide di divorziare dopo aver individuato sul social network più famoso del Mondo, qualcosa che incrina del tutto la storia d’amore. A tal proposito una dichiarazione importante l’ha fatta Steven Kimmons, psicologo della Loyola University Medical Center di Chicago il quale ha raccontato l’evento più frequente: “Un coniuge chatta con una persona che conosce fin dai tempi della scuola. La persona è emotivamente disponibile e i due cominciano a comunicare attraverso Facebook”.