La situazione che fuoriesce da una recente ricerca di Vigeo, anticipata al Csr manager network, in merito alla capacità delle società di poter gestire e programmare adeguatamente le ristrutturazioni aziendali, genera dei dati abbastanza negativi per quanto concerne il livello di pianificazione di tale delicata operazione da parte del management societario, che evidentemente sembra trascurare l’accuratezza di simili transazioni.
Stando alla ricerca di Vigeo, denominata “Managing Restructuring responibly: Trends e performance delle aziende europee”, oltre sei aziende su dieci (il 60,3%) non pianificherebbe in anticipo gli interventi di ristrutturazione aziendale. Il 55,4% delle aziende mostrerebbe inoltre particolari carenze per quanto concerne il dialogo sociale, minando pertanto alla base l’efficienza nel compimento di simili operazioni.
I risultati dell’indagine, come già abbiamo anticipato poche righe fa, sono stati anticipati dal Csr Manager Network, un’associazione che riunisce i responsabili delle politiche ambientali e sociali delle maggiori imprese italiane, evidenziando la scarsa attenzione che le imprese italiane ed europee dimostrano nei confronti dei processi di downsizing, ovvero del ridimensionamento con riduzione delle attività.
Ancora, il 22,6% delle imprese intervistate ha dichiarato di favorire con successo l’introduzione di meccanismi di informazione e di consultazione, mentre meno del 12% (l’11,8%) ha previsto la sottoscrizione di un accordo nell’appena ricordata ipotesi di downsizing. Meno di una società su tre, protagonista di ristrutturazioni, hanno politiche che vincolano la determinazione di una soluzione partecipata tra i protagonisti.
Per quanto riguarda l’ottica europea, l’Italia figura attualmente al sesto posto nel vecchio Continente tra i Paesi con le performance migliori, accomodandosi ad esempio alle spalle di Francia, Belgio, Olanda e Norvegia, ma pur sempre davanti a main competitors industriali come la Germania e la Spagna. Sul fronte dei risultati maggiormente positivi, il settore bancario e quello assicurativo sembrano trainare la classifica, che vede in coda il settore alberghiero e dei viaggi.