Frutto parziale di operazioni di ristrutturazione aziendale, i lavoratori dipendenti che sono stati coinvolti in processi di cassa integrazione sono stati ad aprile (il dato è cumulativo anche di quanto accaduto nei tre mesi precedenti) oltre 470 mila unità.
A rivelare l’elemento analitico di cui sopra è stato l’Osservatorio cig del dipartimento dei Settori produttivi della Cgil, secondo cui la perdita complessiva nelle tasche dei lavoratori è stata superiore a 1,5 milioni di euro, pari a 2.600 euro per ogni singola busta paga.
Ragionando in termini incrementali, la Cgil rileva che a causa minoritaria delle ristrutturazioni aziendali si sono registrati circa 2.580 ricorsi ai decreti di cassa integrazione, rispetto ai 2.379 ricorsi dello stesso periodo dell’anno precedente, e con una crescita proporzionale superiore all’8%.
Per quanto concerne le principali determinanti, il boom è quello relativo al fallimento delle imprese, con un incremento del 76%. Altra causa piuttosto crescente è quella del ricorso al concordato preventivo (+ 35%).
Sul fronte delle macro aree nazionali, la maggior parte dei decreti si sono riscontrati nel Nord Italia, con la leadership della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna e del Piemonte.