Continua a preoccupare e a tenere in ansia tutto il mondo la centrale nucleare di Fukushima in Giappone, dalla quale evidentemente fuoriescono livelli di radiazioni che stanno contaminando in modo significativo l’area circostante. Non sono solo i rischi diretti sulla salute umana a tenere in allarme gli esperti in questo campo, ma anche gli alimenti che sarebbero contaminati, così come l’acqua e persino molti beni materiali. Questi costituiscono un dettaglio molto insidioso perchè in pochi riflettono sul fatto che anche un piccolo contatto potrebbe essere nocivo. Se solo pensiamo che la maggior parte dei prodotti giapponesi, dove l’11 marzo si è verificato un devastante terremoto, vengono esportati, è comprensibile il timore in ogni angolo del globo. E’ compito delle aziende che si occupano di acquisire tali prodotti dichiarare quali siano i reali pericoli, mentre per la misurazione dei livelli di radioattività e per le valutazioni del caso potrebbe entrare in scena proprio la metrologia.
Le automobili sono al primo posto e, tra l’altro, stanno vivendo un momento di crisi proprio a seguito della calamità naturale, con un meno trenta per cento di vendita solo a marzo di quest’anno. Per quanto riguarda l’Italia, l’eventuale pericolo, paradossalmente, si pone più per le auto non a marchio nipponico perché la produzione della maggior parte dei Costruttori giapponesi è delocalizzata in prossimità dei mercati di destinazione. Se, quindi, la Toyota Yaris, è prodotta in Francia, Volvo, Ford, Opel, GM, Renault e PSA Peugeot-Citroen dipendono da aziende giapponesi per la fornitura di molti componenti ed, infatti, adesso la distribuzione è in parte bloccata.
OmniAuto.it ha intervistato esperti del settore automobilistico e della metrologia i quali hanno confermato: “E’ un dato di fatto che uomini e cose provenienti dal Giappone dopo l’11 marzo sono risultati contaminati, anche se erano rimasti a centinaia di chilometri dal reattore di Fukushima. Tuttavia non bisogna allarmarsi visto che la quantità di radioattività, rilevata ad esempio sulle valige in arrivo all’aeroporto di Chicago da Tokyo, era minima, tale da corrispondere all’equivalente di dose di poche radiografie del torace“. Del resto come fanno sapere gli studiosi “ciascuno di noi è esposto ad una radiazione naturale (cosmica e terrestre) equivalente a circa 140 radiografie del torace pro capite per anno”.