Nel corso dell’ultima settimana di novembre, si è tenuta a Vilnius l’assemblea europea dei rappresentanti delle piccole e medie imprese, che hanno avuto modo di tracciare un dettagliato quadro aggiornato sullo stato di questo comparto delle attività produttive. L’Assemblea ha infatti registrato che nel corso degli anni peggiori della crisi, tra il 2008 e il 2012, il valore aggiunto delle piccole e medie imprese si è ridotto del 10 per cento, mentre hanno subito cali sia il numero degli addetti, ridottosi del 5 per cento, sia il numero stesso delle aziende, ridottesi del 2 per cento.
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Cali minori, invece, sono stati subiti dalle grandi imprese, che ad oggi sembrano essere avviate verso la ripresa. Ma la crisi economica ha colpito alcuni settori più di altri. E uno dei settori più colpiti è stato appunto il settore delle piccole e medie imprese italiane, che affrontano oggi un problema relativo alla loro dimensione, dimostrandosi più numerose anche di quelle europee. In Italia le micro imprese sono infatti pari a circa il 94 per cento del totale.
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Le PMI italiane, dunque, ancora nel 2013 costituiscono ancora un quadro piuttosto negativo della produzione industriale. In Europa, invece, la situazione sta piano piano migliorando, e già per il il 2013 sono previsti incrementi nel valore aggiunto e nell’occupazione.
Le PMI italiane, invece, soffrono ancora di tempi di pagamento molto lunghi e hanno più difficoltà ad esportare i propri prodotti, senza contare il loro limitato accesso ai finanziamenti bancari e la riduzione degli investimenti in atto.
