Tutti probabilmente conoscono il termine lavoro nero e quello che è peggio è che la maggior parte degli italiani ha provato sulla propria pelle di cosa si tratta. Non di rado, se si vuole guadagnare, si deve ancora sopportare tale situazione. Si verifica tutte le volte che si svolge una qualsiasi prestazione lavorativa, negli ambiti più diversi e ci si trova privi di un contratto di lavoro o qualunque “foglio di carta” che attesti che il dipendente sta svolgendo un servizio per quella azienda. Lo stesso vale per chi non ha una busta paga e viene pagato in contanti risultando disoccupato.
In quello irregolare, invece, varia la forma lavoro grigio, lavoro parzialmente irregolare e lavoro elusivo. Il primo termine è meno usato ma questo non vuol dir che non si verifichi ancora e, anzi, se è possinile è anche in aumento. Formalmente è regolare, ma non mancano gli elementi discutibili. Non di rado, infatti, si lavora più ore di quelle consentite dallla legge, una parte del pagamento avviene “fuori busta” e, quindi, si percepisce un salario diverso da quello contrattuale e si è inquadrati in un modo differente rispetto alle mansioni che effettivamente si svolgono.
Il lavoro, poi, diventa parzialmente irregolare quando si verificano le seguenti variabili:
- nel corso della prestazione non si rispettano alcune norme relative ai versamenti previdenziali o assicurativi;
- non si rispettano i diritti sindacali, in particolare quanto prevede il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, in materia di straordinario, ferie, riposi e malattie.
Eistono oggi dei contratti atipici e, in tale evenienza siamo di fronte al lavoro in elusione. Si usano spesso contratti non conformi al lavoro subordinato che consentono di evitare obblighi e spese come le ferie, i contributi, e la tredicesima. Purtroppo in un momento di crisi, il lavoratore che ha bisogno di avere uno stipendio a fine mese, accetta condizioni che mese dopo mese diventano sempre più insopportabili.