No, continua decisamente ad essere un momento pessimo per gli imprenditori o, almeno, un periodo poco chiaro in cui si alternano sentimenti positivi e negativi. Da un lato si crede che la crisi economica sia ormai passata e dall’altro ci si ritrova comunque con le spalle al muro, senza budget e a rischio licenziamento dipendenti.A tal proposito, secondo una recentissima ricerca, sembra che questo mese il clima di fiducia del settore manifatturiero sia sceso a 101,3 da 102,6 del mese di aprile.L’Istituto Nazionale di Statistica, non lascia spazio a previsioni positive e anzi conferma che i giudizi sugli ordini e le attese di produzione peggiorano mentre il saldo delle scorte di magazzino resta praticamente sempre uguale.
Ancora, continuando a confermare le tendenze in negativo si può dire pure che l’indice è diminuito da 100,6 a 100,2 nei beni di consumo e da 107,6 a 104,6 nei beni intermedi, ma è invece aumentato da 96,8 a 100,3 per quel che concerne i beni strumentali. Problemi anche per le imprese dei servizi e per quelle del commercio al dettaglio, come ribadisce la stessa Istat.
Si passa poi al pessimo clima di fiducia delle imprese dei servizi di mercato che è calato da 97,9 di aprile a 96,7 a maggio, quello delle imprese del commercio ancora è sceso da 104,0 a 101,8. Le attese in merito al futuro dell’economia italiana comunque restano sempre alte, segno che davvero qualcosa si sta muovendo e forse è da lì che bisogna ricominciare dai piccoli passi che possono cambiare il futuro, anche se piuttosto a lungo termine. Passiamo dunque all’occupazione: anche qui a farla da padrone è un clima di grande confusione e, soprattutto, incertezza verso il futuro. Gli affari stentano a decollare, le aziende sono ancora troppo timorose per investire e in molti casi soffrono sempre delle ristrettezze degli ultimi anni, per cui non si possono permettere di allentare la cinghia. Difficile dire se e quando si potrà parlare di normalità in una Italia ancora in scarso equilibrio sul mercato.