In un periodo in cui tra crisi economica ancora imperante, guerre, uccisioni, terremoti e disordini interni il mondo intero è scosso, anche l’Italia ovviamente ne risente pure a livello economico. Le aziende continuano a limitare il personale che è perennemente in esubero rispetto alle disponibilità monetarie e in troppi sono a casa dopo anni di onorata carriera. L’obiettivo delle imprese per i prossimi anni e anche delle istituzioni anche se in minima parte, è di dare spazio alle tre categorie maggiormente disagiate che pagano il conto più salato: le donne, i giovani e gli over 50.
Del resto, è stato sempre così anche in tempi non sospetti in cui le strutture assumevano piuttosto che licenziare. Le donne si portano dietro l’atavico “problema” dei figli, considerato quasi una noia, mentre invece sono le stesse aziende che dovrebbero venire incontro al sesso femminile e creare degli spazi interni o degli asili aziendali per i più piccoli, come spesso avviene all’estero. Adesso, invece, la maggior parte delle ragazze sono costrette a rimandare il momento in cui avranno un figlio per paura di non guadagnare più e quando finalmente si decidono, magari sono troppo grandi per concepire e cominciano i problemi.
I giovani, poi, hanno moltissimi titoli di studio alle spalle rispetto ai loro genitori, ma pochissima esperienza sul campo e quando i soldi scarseggiano in pochi sono disposti a rischiare o a perdere tempo con qualcuno al quale si deve solo insegnare. Serve una veloce produzione ed è meglio impiegare chi già sa bene cosa fare. Non va meglio neppure agli over 50 che, anzi, sono quelli più in crisi di tutti perchè di solito vengono da assunzione durate decenni e sono finiti fuori dall’azienda per colpa della crisi economica mondiale. A questa età è difficile reinventarsi un lavoro e nessuno tende a sceglierli. Preferiscono braccia più giovani ed una mente più sgombera da problemi ed esperienza.