Un potenziale inespresso che avrebbe positive ricadute sull’economia e sull’occupazione italiana. Stiamo parlando della coltivazione e utilizzazione dei boschi, un settore dell’agricoltura italiana che vive un profondo contrasto tra sottoutilizzo delle risorse nazionali e forti importazioni dall’estero.
I boschi come risorsa
Del settore della silvicoltura e del legno si è occupata di recente Coldiretti nell’ambito di una manifestazione in Trentino Alto Adige. Secondo l’organizzazione potrebbero arrivare fino a 35 mila nuovi posti di lavoro da un aumento del prelievo di legname dai boschi. In aggiunta al positivo ritorno occupazionale, un maggiore utilizzo delle risorse boschive porterebbe ad una migliore gestione del territorio e ad una riduzione delle importazioni dall’estero.
La superficie boschiva italiana ha raggiunto i 10,9 milioni di ettari, spiega Coldiretti, un valore praticamente doppio rispetto all’Unità d’Italia. Questa espansione si spiega in parte con l’abbandono di molti terreni agricoli ed con la diversificazione delle fonti energetiche. A fronte di ciò tuttavia l’Italia importa dall’estero più dell’80% del legno necessario a sostenere l’industria del mobile, della carta e del riscaldamento. Un valore di 3,7 miliardi di euro di cui traggono vantaggio i paesi vicini e che ha visto una ulteriore crescita del 6% nel primo semestre 2016.
Una filiera del legno
Il problema, spiega sempre Coldiretti, è che in Italia ogni anno solo il 30 della nuova superficie boschiva viene utilizzata a fronte di una media europea del 60% e di punte superiori al 90% registrate in Austria.
Una svolta per il settore potrebbe arrivare da un ‘nuovo testo forestale’ che semplifichi la gestione attiva dei boschi, incentivi gli agricoltori e promuova una filiera nazionale della produzione e dell’utilizzazione del legno.
[Via | Coldiretti]
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