E’ un giorno speciale questo 8 marzo del 2011, perchè le donne non riceveranno soltanto mimose e inviti a cena, ma se vorranno seguire la strada dell’imprenditoria femminile, potranno contare su una serie di aiuti e agevolazioni maggiori del solito. E’ chiaro che la strada è ancora lunga e tortuosa, ma soprattutto in Lombardia, conciliare lavoro e famiglia sarà più semplice. Fino ad oggi, infatti, i servizi nelle imprese in rosa spesso sono stati carenti e la flessibilità neglio orari di lavoro praticamente inesistente, peggio ancora nei classici uffici dove lavorano anche gli uomini, in particolare nelle strutture medio piccole. Ora arrivano nuovi progetti e finanziamenti che potrebbero davvero cambiare le cose: vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Attraverso una consultazione online che ha interessato 1560 cittadini (di cui il 96,% lombardi e il 3,7 di fuori regione) e 160 imprese sono emerse situazioni disastrose nelle aziende. Il 78% del campione composto da donne ha lamentato disagi notevoli, nonostante un titolo di studio elevato e le istituzioni non sono mai intervenute più di tanto. Il governatore Roberto Formigoni, nel suo intervento alla riunione del Comitato strategico Conciliazione Donna Famiglia Lavoro, ha però confermato la disponibilità a modificare quanto necessario: “nella logica di una responsabilità diffusa”.
Per questo ha continuato dicendo: “Nessuna donna in Lombardia, deve essere più costretta a scegliere tra sviluppo della propria professione e vita familiare: vogliamo conciliare per ogni donna la possibilità di essere protagonista sia in famiglia, sia sul lavoro“. Calcolando un periodo di tempo che va dal 2006 al 2009 oltre 20mila donne hanno lasciato il lavoro nel primo anno di vita del bambino. E’, quindi, necessario dare vita ad “alcuni bandi attraverso cui finanzieremo l’imprenditoria femminile e stimoleremo dei progetti di conciliazione in tutte le dodici province della Lombardia”. In particolare, il primo è per lo start up d’impresa destinato alle donne imprenditrici. Il secondo è destinato a cofinanziare progetti per la promozione delle pari opportunità. Secondo la Cgil, poi, serve:“L’indennità di maternità universale, ossia un importo da riconoscere a tutte le madri,indipendentemente da fatto che siano dipendenti o autonomo, stabili o precarie, quale diritto di cittadinanza”.