Possono le esportazioni aziendali salvare l’economia del Mezzogiorno? Difficile dirlo, ma è certamente vero un dato: l’export sta risollevando le condizioni di salute delle piccole e medie imprese nel Sud Italia, come confermato da un recentissimo report curato da Unioncamere sul trend assunto dalle pmi meridionali.
Stando al report di cui sopra, infatti, le pmi maggiormente in forma durante gli ultimi anni, e quelle che hanno saputo meglio di altre rispondere alla forte crisi che si è abbattuta sul territorio, sarebbero state quelle che hanno sviluppato adeguati livelli di esportazione, con diversificazione dei mercati di riferimento.
Unioncamere ha infatti riclassificato i bilanci delle società di capitale operanti nel Mezzogiorno, relativi al triennio 2006 – 2008: un periodo piuttosto indicativo, visto e considerato che allo sviluppo del 2006 e del 2007 è corrisposta la brusca frenata del 2008, anno di avvio della crisi finanziaria globale.
Ebbene, stando alle analisi di Unioncamere , le società meridionali manifatturiere che operano nel solo mercato domestico hanno avuto mediamente un Roe (return on equity) negativo per due anni (una flessione di 1,2 e 0,9 punti percentuali) e positivo – pur leggermente – nel corso del terzo (0,4 punti percentuali).
Meglio sicuramente l’andamento del Roe nelle società che esportano: l’indice che misura le redditività degli investimenti nel capitale societario è infatti cresciuto in tutti e tre gli anni, con misure sostanzialmente maggiori rispetto a quelle delle società con visione locale: 2,8%, 5,3% e 1,85.
Simile l’analisi per quanto riguarda il Roa, indicatore frutto del rapporto tra i margini netti e il totale attivo tangibile. Tra le aziende che hanno un fatturato composto anche da ricavi ottenuti sui mercati stranieri, infatti, il Roa si è attestato tra i 3 e i 4 punti percentuali, mentre il Roa delle aziende che non hanno esportato è stato pari mediamente tra l’1,7% e il 2,5%.