Paura di perdere il posto di lavoro, stress accumulato, cattivo rapporto con i colleghi e il capo. I motivi sono tanti, ma quasi tutti convergono con un impiego non stimolante ed una paga bassa. Il risultato è che oggi la maggior parte dei dipendenti nelle aziende sono demotivati. In Italia, insomma, questa è la regola generale e non c’è molto da stare tranquilli per il futuro, anche perché questo stato d’animo, con la cattiva aria che tira nel nostro Paese a livello economico è più che normale. Del resto gli imprenditori, assumendo il personale, per cause strutturali o culturali, non riescono ad offrire ai propri collaboratori modalità di lavoro positive.
Questo malessere condiviso però ha degli effetti negativi e incide profondamente sui risultati aziendali. Lo conferma un nuovo studio della società di ricerca del personale Robert Half, che ha condotto l’analisi rivolgendosi a 100 responsabili delle risorse umane di strutture del Belpaese. Quali sono tutte le cause pronte a scatenare la demotivazione del personale? Per il 59 per cento degli intervistati si tratterebbe della crisi economica. Il 51 per cento parla invece del troppo carico di lavoro e il 27 per cento non riesce a sostenere gli straordinari.
Le aziende dal canto loro tagliano i costi e riducono il personale e quindi, aumenta pure il carico di responsabilità e di mansioni per chi resta. Non mancano poi delle problematiche di organizzazione aziendale e la mancanza di una cultura di impresa. Nell’elenco delle case che tanto fanno disperare i dipendenti di una azienda anche le “aspettative disattese o irrealizzabili”, segnalata dal 36%, così come la mancanza di riconoscimenti (35%),le inefficienze operative dell’azienda (25%), la mancanza di trasparenza (22%), la difficoltà a bilanciare lavoro e vita privata (19%). Non ultimo, la mancanza di feedback dal management (16%). Non sono pochi coloro che sognano di poter lavorare da casa, ma al momento è così’ difficile avanzare proposte, che si finisce per sopportare.