In inglese Corporate Social Responsibility, CSR, in italiano Responsabilità Sociale d’Impresa per un unico risultato: attenzione ed integrazione di tutte quelle tematiche di natura etica anche all’interno di una azienda e, di conseguenza, delle sue strategie e degli obiettivi finali. In pratica le strutture piccole, medie e grandi, si impegnano a gestire con impegno e costanza, tutte quelle problematiche che possono avere un forte impatto nella società o mostrare una situazione legata alla coscienza del singolo individuo. Il tutto, ovvviamente, nella loro area di appartenenza e in quella immediatamente limitrofa.
Il concetto essendo innovativo ed avendo avuto un richiamo di respiro internazionale non è stato risparmiato da aspre critiche e, nonostante la strada da fare sia ancora molta, i leader aziendali si sono resi conto che ormai non può esistere impresa che non tenga conto di tutte queste variabili che coinvolgono anche la rete sociale e, soprattutto, le tematiche etico-ambientali.
Tale argomento è stato segnalato per la prima volta, in realtà, nel lontano 1984 da Robert Edward Freeman nel suo saggio “Strategic Management: a Stakeholder Approach, ma in realtà persino in precedenza si era affrontato lo spinoso e complesso tema. Nel 1968, in “Strutture integrate nel sistema distributivo italiano”, l’economista italiano Giancarlo Pallavicini, faceva notare che l’attività di impresa non deve dimenticare in nome del profitto anche problemi di natura socio-economica, ecologica ed etica. Una struttura che mostra volontà di impegnarsi nel proprio lavoro con un comportamento socialmente responsabile, senza ovviamente trascurare l’aspetto economico otterrà un risultato finale più completo nel rispetto di tutte le forme viventi. Un prodotto finale, oggi, anche agli abituali consumatori, acquista valore non solo per la bellezza esteriore e per l’utilità, quanto per il modo con cui è stato realizzato, per le condizioni di fornitura, i servizi di assistenza e di personalizzazione e così via dicendo. Si fa strada, a tal proposito, la “tracciabilità storica” di quello che si sta acquistando per conoscere l’esatta catena che l’ha portato dalla nascita al totale sviluppo.