Non sempre sono i fondi a mancare o le agevolazioni, a volte è solo uno stato mentale a fare la differenza. Ci si chiede se davvero con la crisi economica in corso, sia il caso di aprire una azienda, se si avrà la possibilità o la capacità di farla decollare, se si riuscirà a pagare in tempo i dipendenti e, soprattutto, se si eviterà un misero fallimento in grado di svuotare pericolosamente il portafoglio. Eppure creare una piccola impresa, con la possibilità che si ingrandisca nel tempo, è un obiettivo possibile con il massimo impegno e la buona volontà.
Per prima cosa chi ha intenzione di dare vita ad un progetto così importante, nel rispetto delle persone assunte e per la credibilità della struttura stessa, deve prevedere un ambiente di lavoro sano e dotato di ognuno di quei servizi obbligatori per legge. Recentemente, proprio per venire incontro agli imprenditori, è stata messa a punto una nuova disciplina che ha come obiettivo quello di valorizzare i professionisti sia dal punto di vista economico che a livello di carriera. Si chiama employer branding ed esistono numerose imprese che sono già entrate nella “Top employers” stilata tutti gli anni dal Cfr Institute. L’edizione 2011 ne conta 32. I criteri di valutazione partono dalle retribuzioni e si allargano a tutte le altre peculiarità aziendali, con un massimo di cinque stelline come punteggio.
A prescindere da tutto questo però, è lo stesso fondatore dell’impresa che deve rendersi conto di quanto sia importante la fase precedente all’apertura. Se nessuno ha le idee chiare sul tipo di prodotti o servizi da fornire all’esterno, su come gestire e organizzare il lavoro e su come ottenerlo, allora è facile che non si riuscirà ad andare lontano. Dato fondamentale da tenere in considerazione quando l’esercizio è già nel pieno delle sue funzioni: il personale è fondamentale per la riuscita di ogni iniziativa ed è dai propri dipendenti che deve partire la soddisfazione.