L’uragano Irene abbattutosi sulla costa orientale degli Stati Uniti verrà ricordato come una delle determinanti principali di questo trimestre per quanto concerne i costi aziendali e i mancati guadagni di buona parte delle compagnie aeree operanti nel comparto dei cieli nordamericani, e non solo.
Stando a quanto affermano le società impegnate nel settore, infatti, sarebbero circa oltre 9.500 i voli cancellati a causa dell’uragano, e della conseguente chiusura di molti scali aeroportuali, che avrebbero di fatto portato a un’interruzione pressochè completa delle attività di compagnie aeree come la United Continental Holdings, la Delta Airlines, la American Airlines e molte altre, per quanto riguarda la macroarea sopra individuata.
Si tenga anche conto che la cessazione delle attività non ha riguardato esclusivamente il passaggio dell’uragano, ma più ampiamente le ore precedenti e quelle successive poiché, come ricordato dai vertici delle società interessate dal fenomeno, era necessario permettere a tutti i propri dipendenti di assumere il tempo necessario per mettere in sicuro sé stessi e le proprie famiglie.
Molti dei voli cancellati sono stati dirottati verso lo scalo di Philadelphia, che è rimasto aperto, pur non potendo garantire l’assorbimento di tutti i voli. Il risultato è stato che le sei principali compagnie aeree degli Stati Uniti hanno proceduto con la cancellazione di almeno 9.570 voli, cui vanno aggiunte le sospensioni delle attività delle compagnie ferroviarie, delle linee di bus e di metropolitana.
Tornando sui cieli, ricordiamo altresì come la sospensione delle attività non abbia interessato solamente le compagnie americane, ma anche quelle impegnate nello svolgimento e nella gestione delle rotte internazionali. Pertanto, i mancati ricavi coinvolgeranno non solo le compagnie a stelle e strisce, ma anche qualche big del vecchio Continente, come Air France e British Airways, o ancora Lufthansa e Virgin Atlantic.