Se l’Europa fatica, salvo poche eccezioni, ad avviarsi verso una solida fase di ripresa economica è in parte conseguenza della limitata capacità di innovazione delle sue imprese in raffronto con le altre maggiori economie del mondo. Sull’argomento è intervenuto un nuovo documento della Commissione Europea che definisce fondi disponibili e priorità nel capo della ricerca e dell’innovazione (R&I).
Come in un perfetto manuale di economia aziendale, la Commissione Europa sottolinea come nell’Unione si investa in ricerca ed innovazione circa il 2% del PIL, una percentuale largamente inferiore a quanto avviene negli Stati Uniti, in Giappone o in Corea del Sud. Ancora peggiore è la situazione italiana dove gli investimenti in R&I viaggiano poco sopra l’1% del PIL. L’Unione Europa si pone l’obiettivo di portare al 3% la spesa in R&I entro il 2020.
Per raggiungere questo obiettivo il bilancio dell’UE per il periodo 2014-2020 ha potenziato il programma Orizzonte 2020 con un incremento dei fondi pari al 30%. Nella stesa direzione si muovono anche i fondi strutturali e d’investimento europei che metteranno a disposizione ulteriori 83 miliardi di euro da investire in R&I e nelle PMI.
La disponibilità di finanziamenti e incentivi tuttavia da sola non è sufficiente a garantire un aumento della competitività delle aziende europee. Occorre anche mettere in campo un piano di riforme su scala europea che permettano di qualificare la spesa. In questa direzione si individua la necessità di un bilancio pluriennale stabile che permetta di orientare ricerca ed innovazione nei settori strategici dell’economia. La riduzione degli oneri amministrativi per l’accesso ai programmi a sostegno di R&I, una assegnazione competitiva dei finanziamento disponibili ed un più ampio coinvolgimento degli enti pubblici rappresentano altri punti qualificanti del progetto. Maggiori dettagli sono disponibili sul sito europa.eu.
[Photo Credits | OpenClipArt]