In un momento in cui è necessario allontanarsi a grandi passi dalla recente crisi economica, l’aiuto di più lavoratori nelle imprese potrebbe essere indispensabile, se solo ci fosse molto budget. In particolare le donne sarebbero in grado di risollevare la sorte di aziende in crisi con la loro capacità di essere intuitive e creative nello stesso tempo e di riuscire a svolgere più ruoli nello stesso momento.
Ancora di più, sarebbe auspicabile come si dice da tempo che le esponenti del sesso femminile fossero messe in condizione di assumere posizioni di rilievo in politica e nelle istituzioni, sia peru una questione di equità ma anche per aiutare la crescita economica del Paese. Lo ha confermato il vice direttore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola. Quest’ultima ha introdotto il discorso “Investire nelle donne per combattere la povertà” nei giorni scorsi e poi ha commentato: “Avere più donne nel mondo del lavoro ha effetti positivi sul benessere familiare, sulla massa fiscale previdenziale, sulla domanda di servizi; si innesta un circolo virtuoso che genera nuova occupazione e nuova imprenditoria e quindi ulteriore crescita economica”.
Nel suo lungo intervento ha parlato della necessità per la donna di trovare nuovi spazi lavorativi e dei modi per permettere che il cambiamento avvenga: “È possibile che occorrano politiche di pari opportunità più incisive per far emergere le capacità delle donne e scardinare i pregiudizi. Le esperienze di molti paesi mostrano che lo strumento delle quote riduce le asimmetrie informative su cui si basano i pregiudizi”. Al momento secondo i dati appresi dal banchiere centrale, a livello mondiale il tasso di partecipazione delle donne al lavoro è il 52% contro il 78% per gli uomini. A livello di cifre nell’Unione Europea il tasso di occupazione femminile era pari nel 2009 al 62,5 per cento, 13,3 punti meno di quello maschile. Nel Belpaese oggi è pari al 49,7 per cento, uno dei più bassi in Europa tre l’altro, contro il 73,8 per gli uomini .