Qualche imprenditore ci prova timidamente, soprattutto se la sua è una azienda medio-piccola. Nel caso di imprese più grandi le cose cambiano ma non di molto poi visto che, in effetti, in Italia con i social network il rapporto resta contraddittorio. La pubblicità via internet, invece, è molto più efficace perchè gira molto velocemente e si trasmette da utente a utenti con costi evidentemente più bassi.
Nel Belpaese, però, si è ancora un pò tradizionalisti in questo senso o forse semplicemente poco informati e timorosi di sbagliare. Con l’arrivo dell’euro prima e della recessione economica dopo, il terrore delle strutture dislocate sul territorio è di perdere quel precario equilibrio che sono riuscite a trovare dopo mesi di lotte per mantenere il budget sopra lo zero e scongiurare, in tal modo, il fallimento. Ecco che, però, Facebook, Twitter e quant’altro potrebbero aiutare molto a risollevare la propria situazione economica, a tutto vantaggio pure dei dipendenti.
Se l’unica cosa che per ora si ricorda con sdegno, è il licenziamento di tantissime persone, un investimento che frutta anche attraverso la pubblicità in rete, potrebbe portare al reinserimento di molto personale con un relativo maggiore benessere per tutti. Eppure c’è ancora troppa distanza da queste forme di comunicazione avanzata e, anzi, spesso si impedisce pure ai dipendenti di utilizzare i social durante le ore di lavoro, per paura che ne diminuisca la produttività.Bloccati e tenuti lontani come il peggiore dei mali hanno creato in passato anche delle tensioni fra le mura dell’ufficio con i lavoratori nervosi e scoraggiati, invece, trovando il giusto equilibrio, non sono poi così male e sarebbero pronti a scommetterci tutti. Del resto, se si sfruttasse il loro potenziale proprio per guadagnarci su le cose andrebbero certamente meglio: un discorso che ormai va avanti da mesi, che tutti apprendono ma non mettono in pratica.