Uno studio rivela che in Italia i lavori manuali in azienda non sono affidati ai giovani: i dati sono stati confermati dal Censis, che ha portato avanti una ricerca in merito. Solo nel 2010, ad esempio, erano 8 milioni 357mila gli occupati di questi impieghi. C’è però da notare che negli ultimi cinque anni tali mansioni sono stati affidate soprattuto agli stranieri e non certo ai meno esperienti. E’ vero altrettanto, però, che certi lavori soprattutto se particolarmente pesanti, gli abitanti del Belpaese proprio non vogliono svolgerli.
Lo stesso Censis ha confermato in un comunicato stampa: “Con 8 milioni 357mila occupati nel 2010 il lavoro manuale continua a rappresentare uno dei pilastri del nostro mercato del lavoro, interessando ben il 36,6% degli occupati del Paese. Mestieri che gli italiani sono sempre meno disposti a svolgere, lasciando ai lavoratori stranieri nuove opportunità di lavoro e di impresa. Tra il 2005 e il 2010, infatti, a fronte di un crollo del numero di lavoratori italiani occupati in lavori manuali (-847mila, con un decremento dell’11,1%), aumenta quello dei lavoratori stranieri (+718mila, con una crescita dell’84,5%). Un vero e proprio ‘effetto sostituzione’, considerato che, fatti 100 i lavoratori manuali, l’incidenza degli stranieri è passata, nel corso degli ultimi cinque anni, dal 10% al 18,8%, raggiungendo quota 52% tra gli addetti ai servizi di pulizia, il 32% tra gli addetti del settore edile, il 30% tra le figure non qualificate che lavorano nel turismo. Mestieri a vocazione sempre più straniera e sempre meno giovanile. Tra i lavoratori manuali diminuisce, infatti, la presenza di giovani under 35, che passano dal 34,3% al 27,6%, mentre cresce quella degli over 45, dal 34,2% al 40,2%. Si mantiene stabile la presenza femminile, che risulta ancora minoritaria (24,8%)”.
Qual è il problema che sta alla base? Sono davvero solo i giovani che non vogliono svolgere alcuni tipi di impieghi o il problema è anche un altro? In effetti, ad alcuni imprenditori conviene scegliere gli stranieri che costano meno e accettano condizioni di lavoro che per gli italiani sono sconvenienti.Tuttavia, se fossero pagati di più, come avviene nel resto d’Europa, probabilmente le cose cambierebbero.