L’Italia sembra non essere da tempo un buon mercato per investire e moltissime grandi aziende cominciano a guardarsi intorno. E’ vero, la crisi economica ha reso a livello globale quasi tutte le aree un tempo puntate con grande interesse poco convenienti, ma fuori dai confini nazionali sembrano esserci dei parametri di vendita, di marketing e di distribuzione che possono ancora fare la differenza. Certo non bisogna mai perdere di vista la crisi internazionale e le conseguenti ricadute sull’economia ma il tessuto produttivo ha l’urgenza di essere rilanciato prima che sia troppo tardi. Sono eccessive le ditte fallite negli ultimi tempi e chi può ancora farlo, cerca di salvarsi.
Trasferire una impresa all’estero o farne nascere una nuova tuttavia non è proprio facile a partire dalla lingua differente, dall’organizzazione interna o esterna che volente o nolente subisce delle novità interessanti e poi i permessi, la burocrazia magari più snella rispetto a quella dell’Italia o forse no. I dipendenti ancora devono essere locali o giungere dal Belpaese? Per non parlare degli stipendi che saranno adeguati all’area di riferimento.
Senza per questo scoraggiarsi, insomma, un imprenditore deve tenere conto di tutte queste variabili. Moltissimi si avvicinano ai mercati dell’Est dove costa meno la manodopera e l’economia potrebbe vivere un attimo di espansione nei prossimi anni, mentre nell’immediato passato ci si è rivolti all’Africa, ma anche all’Asia, non ultimo in India dove sembra che i talenti da sfruttare abbondino, soprattutto nel campo del computer. Nonostante i mille dubbi oggi per molti imprenditori non sono tantissime le alternative, ma se l’azienda è molto grande sarà più facile avere una rete di contatti che permetta di muoversi meglio in un campo magari sconosciuto. Un altro fenomeno in espansione è proprio il trasferimento dei propri dipendenti all’estero per delle succursali che rendano il proprio lavoro più internazionale e quindi più attuale.