Una laurea con il massimo dei voti e una carriera folgorante davanti: si pensa sempre in grande per i propri figli e poi ci si accorge che sono in casa a guardare la tv depressi perchè non trovano lavoro. Dopo una vita di sacrifici, tra l’altro, non di rado ci si accorge che chi ha una quantità inferiore di titoli ma con il tempo è riuscito a crearsi una attività, vive molto meglio. Insomma terminare gli studi con successo, non sempre garantisce un impiego ed, infatti, solo poco più della metà dei giovani riesce ad entrare in una azienda medio grande e a rincorrere il proprio sogno lavorativo. Il resto, invece, resta smarrito e non sa come muoversi.
A parlare di un argomento sempre spinoso, è stato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis il quale è intervenuto nelle scorse ore durante una audizione tenutasi presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Secondo quanto ha potuto constatare nell’ultimo periodo: “I nostri laureati lavorano meno di chi ha un diploma, meno dei laureati degli altri Paesi europei e con il passare del tempo questa situazione è pure peggiorata”.
Parlando di numeri e rifacendoci agli ultimi dati ufficiali, insomma, c’è poco da stare tranquilli. Sembra, infatti, che il 66,9% dei laureati tra i 25 e i 34 anni lavora e possibilmente ha firmato un contratto all’interno di una impresa dove svolge una mansione inerente al suo titolo di studio, contro una media europea dell’84 per cento. Altrove la situazione è totalmente contraria e l’Italia si trova ad essere il solito fanalino di coda. Tra i laureati del Belpaese, però, soprattutto se non hanno superato i 34 anni, il tasso di occupazione è ben più basso di quello dei diplomati della stessa fascia di età. In più, questo dato si va abbassando costantemente ed è sceso dal 71,3% del 2007 al 66,9% del 2010.