Il Giappone sembra essere veramente in ginocchio, una situazione che non si ripeteva dalla Seconda Guerra Mondiale. Lo yen sempre più forte a fronte di una diminuzione industriale pesante e dovuta al terribile terremoto dell’11 marzo scorso, portano l’intero Paese a rischio recessione. La crisi aziendale c’è e si fa sentire e se dovessero avverarsi le negative previsioni, scatterebbe un effetto domino pericoloso. Soprattutto nel settore fotografico e ancora di più, automobilistico, infatti, lo Stato del Sol Levante si trova ad essere ancora leader e spesso l’unico produttore mondiale o quasi, di sofisticati pezzi di ricambio. Microchip e schede minuscole trovavano qui il loro centro maggiore per poi essere esportare all’estero. In alcuni casi, le fabbriche chiuse bloccano di fatto la lavorazione di interi stabilimenti in Europa e in America.
L’economia mondiale è in pericolo, anche perchè già provata dalla recente crisi economica. In ogni caso, gli esperti ritengono che, comunque, si assisterà a un calo della crescita del prodotto interno lordo mondiale. Insomma interi settori che dipendono dalla componentistica “made in Japan” sono paralizzati e le scorte cominciano a finire. Pur decidendo di spostare le strutture fuori dall’area colpita dal sisma, come è facile prevedere, ci vorranno dei mesi perchè si possa ricominciare a lavorare con un normale regime.
Incerte, quindi, le consegne di auto, di televisori, di telefonini, di computer, persino dei tanto agognati iPhone e iPad. Basti calcolare che il Giappone produce la metà della produzione mondiale di sistemi di trasmissione per auto, il 92% dei cambi automatici e il 22% dei motori; il 20% dei semiconduttori e il 40% dei flash memory chip impiegati nei computer tablet, nei telefonini e nei computer delle auto. Ancora, è protagonista per l’intera produzione mondiale delle pellicole protettive per monitor a cristalli liquidi; l’ l’89% dei software per videogiochi; il 46% delle pile per telefonini; il 75% dei sistemi di navigazione per auto e l’elenco potrebbe ancora essere molto lungo. Le imprese di tutto il mondo tremano e sperano in un miracolo.