Una piaga sociale che non si riesce a debellare e che anzi continua a moltiplicarsi, ma è innegabile che i risultati ci sono e, anzi, da anni ormai si combatte ad armi pari una organizzazione ben radicata nel territorio. Parliamo delle aziende in odor di mafia che, in realtà, non interessano soltanto la Sicilia ma un pò tutta Italia, anche se purtroppo proprio nella Trinacria si registrano tutt’ora numeri molto più alti che altrove.
Solo negli ultimi 12 mesi ad esempio le imprese confiscate proprio perchè non del tutti pulite nello Stivale, sono state almeno 1.377, di cui 54 a titolo definitivo. Quelle in gestione anche da destinare, e per lo piu’ inattive, invece 232, vale a dire il 16,8 per cento del totale complessivo. Dati non generici, ma assolutamente precisi e forniti dall’Agenzia nazionale sui beni confiscati e resi noti nelle scorse ore. L’occasione è stata una giornata di studi organizzata in collaborazione da Fillea e Cgil con il Centro La Torre.I dati, invece, li ha riferiti l’Agenzia nazionale sui beni confiscati.
Tuttavia, nonostante un folto numero di città e paesi appartenenti a varie regioni sono controllate in qualche modo dalla mafia a livello di gestione industriale, secondo le nuove cifre resta sempre la Sicilia al primo posto, dove l’emergenza è davvero tanta. Si parla, infatti, di 37,6 per cento. A seguire, poi, la Campania dove si registra un 19,6 per cento e anche la Lombardia con un 14,2 per cento, la Calabria con l’8,2 per cento e il Lazio con l’8 per cento. Le istituzioni si stanno impegnando a lavorare alla base del disagio per permettere agli imprenditori che si muovono con onestà nel difficoltoso mondo del mercato, di continuare ad esistere e a perseguire i propri obiettivi aziendali, ma certo la risoluzione del problema non avverrà immediatamente e per le piccole e medie aziende le difficoltà di tutti i giorni sembrano addirittura aumentare in questo modo.