La frutta di stagione costa meno del solito, ma i cambiamenti sono poco visibili ai consumatori. Una vertiginosa flessione verso il basso sta riguardando le imprese agricole con un processo in continua evoluzione. Qualche esempio? Abbiamo un costo pari ad un meno 47% dei cocomeri e meno 22% delle pesche. I dati sono stati resi noti al Nord dalla Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione, ma in generale le cose al Centro e al Sud non sono poi così diverse. Il confronto, ovviamente è con lo stesso periodo dello scorso anno.
A confermare tale tendenza negativa, ci ha pensato nella zona del livornese Simone Ferri Graziani, Presidente Provinciale Coldiretti, il quale ha ribadito: “Mentre i prezzi della frutta riconosciuti al produttore in campagna crollano per i consumatori sugli scaffali della distribuzione aumentano. Si tratta del risultato delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano nel passaggio della frutta dal campo alla tavola. A causa delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall’azienda agricola al carrello della spesa i prezzi almeno triplicano, ma possono aumentare anche di 5 o 6 volte. Quest’estate si è allargata senza giustificazioni la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ma anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose”.
Un momento molto delicato come hanno fatto sapere da Coldiretti: “una situazione insostenibile. A determinare la crisi hanno concorso numerosi fattori di carattere congiunturale, ma soprattutto strutturale; sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale. Al di la dei fattori congiunturali occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il nostro prodotto su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori”.