L’Italia è il primo Paese al mondo ad aver creato una nuova forma di impresa: la Società Benefit (SB). Con la Legge n. 208/2015 in vigore dal 1° gennaio 2016 è stato introdotto all’interno della società profit il concetto di ‘beneficio comune’ centrando in pieno il tema più discusso al giorno d’oggi: la sostenibilità delle imprese. Con questo nuovo modo di fare impresa si persegue un duplice obiettivo: il profitto ed il bene comune. La società intenzionata a trasformarsi in SB si impegna concretamente ad operare con responsabilità, trasparenza e sostenibilità nei confronti dell’ambiente, dei territori, delle persone, della società civile nel suo complesso.
Come diventare una Società Benefit? L’abbiamo chiesto all’avv. Barbara Pontecorvo entrata a far parte di Tonucci & Partners nel 2019 come legale specializzata in diritto commerciale-societario. Tra i suoi clienti figurano anche Fondazioni ed Associazioni no profit, è un’esperta in tema di Società Benefit.
Come diventare una Società Benefit e quali aziende possono farlo
La Società Benefit è una società di persone o di capitali che unisce allo scopo lucrativo (o mutualistico) una o più finalità di beneficio per la comunità.
Una società già costituita può trasformarsi in Benefit modificando il proprio Statuto; la modifica richiede un voto a maggioranza qualificata di tutti gli shareholders (azionisti).
L’azienda può anche nascere direttamente come SB inserendo il ‘benefit’ al momento della costituzione presso un notaio o anche senza (se si tratta di una S.r.l. semplificata).
Possono diventare SB le aziende elencate nel Libro V, titoli V e VI del Codice Civile (Società per Azioni, in accomandita per azione, a responsabilità limitata, anche in semplificata).
Di seguito, gli step per diventare Società Benefit in Italia.
Come diventare una Società Benefit in Italia: gli step
Innanzitutto, la società dovrà definire gli scopi di beneficio comune da perseguire nel lungo periodo. La legge definisce ‘beneficio comune’ un impatto positivo tangibile sull’ambiente e sulla comunità o riduzione degli effetti negativi secondo uno standard di un ente terzo indipendente. Tutte le parti interessate (stakeholders) hanno un posto centrale nelle decisioni prese dalla Società Benefit previo consenso da parte degli azionisti (shareholders). Si tratta di un mandato, non di un obbligo per la società.
La SB ha degli obblighi precisi da rispettare:
– Nominare uno o più soggetti responsabili cui affidare compiti e funzioni di amministrazione, bilanciando l’interesse degli azionisti e degli stakeholder nel perseguire le finalità di beneficio comune. La nomina va inserita in un’apposita clausola dello Statuto;
– Individuare gli obiettivi da perseguire nel 1° esercizio in relazione al beneficio comune indicato nello Statuto. L’identificazione degli obiettivi impatterà sulla gestione dell’attività aziendale:
– Scegliere ed utilizzare uno standard di valutazione (d’impatto) esterno, implementato da un ente terzo indipendente, trasparente e affidabile. La legge, pur non indicando uno standard preciso, definisce i requisiti da rispettare. Si può usare il BIA (B Impact Assessment) e lo standard ISO 26000;
– Redigere la relazione annuale che deve contenere la descrizione degli obiettivi, modalità ed azioni attuate dagli amministratori, eventi che hanno rallentato o impedito il raggiungimento degli obiettivi. Deve includere anche la valutazione dell’impatto generato e gli obiettivi da perseguire nell’esercizio successivo. La relazione deve essere allegata al bilancio di esercizio, depositata presso il Registro Imprese e pubblicata sull’eventuale sito web aziendale.
Quando si rischiano sanzioni
Il percorso di sostenibilità perseguito e l’impatto positivo sulle persone e sull’ambiente deve essere tangibile e documentato, da rinnovare nel lungo periodo.
La relazione annuale della Società Benefit è di primaria importanza. Verrà valutata da un ente terzo. Se la società non persegue le finalità di beneficio comune specificate nello Statuto può incorrere in sanzioni ai sensi del Dlgs. 2 agosto 2007, n.145 (pubblicità ingannevole) e delle disposizioni del Codice del Consumo (Dlgs. 6 settembre 2005, n.206). Lo scopo è impedire qualsiasi tipo di strumentalizzazione.
Per evitare problemi, seguire un percorso di sostenibilità fattibile (a piccoli passi), implementare un’efficace strategia di gestione delle risorse e dare valore aggiunto all’azienda, il ruolo di un professionista che guidi l’impresa è determinante.