Tra le aziende italiane è molto diffuso un fenomeno che fa da contraltare a quello di cui abbiamo discusso in un post pubblicato in precedenza. Si tratta del gran numero delle aziende italiane all’estero, di quelle aziende che, in altri paesi, a differenza di quelle in patria, godono di ottima salute. Secondo gli ultimi dati Istat, infatti, più di 21 mila imprese italiane operano al momento all’estero, in circa 161 diversi paesi.
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Queste imprese, per lo più organizzate sotto forma di multinazionali, hanno oggi un fatturato pari a 510 milioni di euro e raccolgono 1,7 milioni di addetti. A livello di proporzioni, il fatturato delle sole multinazionali italiane all’estero è pari al 15 per cento dell’intero fatturato prodotto dalle industrie italiane.
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La prima cosa che balza all’occhio, poi, sono le dimensioni di queste aziende in confronto a quelle del Belpaese: 78,3 addetti contro 3,9. E le realtà industriali, con le loro medie da 116 addetti, sono ancora più grandi – la media nazionale in questo campo è invece 5,7.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, poi, queste realtà a dir poco felici si situano sia nei paesi in via di sviluppo, sia in quelli già industrializzati. Le industrie si collocano soprattutto in nazioni come Brasile, Stati Uniti, Romania e Francia, mentre le aziende di servizi sono anche in Germania e Spagna.
Le differenze con le aziende di casa, inoltre, non si fermano qui. Queste multinazionali sono in grado di esportare quasi il 30 per cento del loro fatturato, di investire e di espandersi.