Come ampiamente noto, a causa dei problemi di salute che tormentano Steve Jobs da diversi anni, lo storico e carismatico manager e co fondatore di Apple ha dovuto abbandonare il proprio ruolo di amministratore delegato della compagnia, lasciando nello sconforto i tantissimi fan che auspicavano invece una sua permanenza alla guida della società della “mela morsicata”, in un futuro fatto di nuovi prodotti e nuovi successi.
A cadere nello sconforto, di altra natura, sono stati anche gli azionisti della compagine societaria, che nelle ore successive all’annuncio dell’addio di Steve Jobs dal ruolo di chief executive officer hanno visto i propri titoli crollare di oltre sette punti percentuali. La ragione è abbastanza semplice da ricercarsi: Apple è una compagnia molto ben fidelizzata alla figura del suo manager di riferimento, il cui abbandono – pur nell’aria – costituisce un momento di distacco rispetto alla fiducia consolidata nel tempo.
Non solo: l’addio di Steve Jobs sembra rientrare a pieno titolo negli auspici di una discreta parte degli azionisti, che aveva compreso l’irreversibilità della strada intrapresa dal proprio storico manager, e aveva chiesto al consiglio di amministrazione una decisione “forte”. Ovvero, la nomina immediata di un nuovo amministratore delegato, o la sua designazione per il momento in cui Jobs avesse dovuto abbandonare la nave.
Al posto di Steve Jobs, e anche questo è altrettanto noto, salirà in carica Tim Cook, non certo nuovo a ricoprire ruoli di vertice all’interno di Apple, e nemmeno nuovo ad assumere decisioni di tipo operativo, visto che è stato lo stesso Cook, per più volte nel recente passato, a sostituire Jobs nei momenti di maggiore difficoltà di salute.
Le turbolenze ai vertici della compagnia potrebbero ora aprire inaspettati scenari per i concorrenti dell’azienda. Sony e Nokia, due tra i principali rivali di Apple, già pregustano la possibilità di approfittare del momentaneo turbamento per riconquistare preziose quote di mercato.