Ultimamente le notizie annunciate dall’Istat lasciano poco sperare e inoltre confermano come sia difficile uscire da un periodo di crisi che si è fatto strada, in effetti, nell’ultimo decennio. Più o meno dall’arrivo dell’euro, infatti, i portafogli degli abitanti del Belpaese hanno faticato sempre di più a riempirsi e il settore agricolo, in questo senso, non fa eccezione. Le aziende del settore secondo quanto reso noto dallo stesso istituto, che operano in giro per lo Stivale, hanno subito una diminuzione del 32 per cento che in ambito industriale è un dato piuttosto significativo.
Oggi parliamo quindi di circa 1.630.420 unita’ rispetto alle precedenti 2.405.453. Purtroppo non si tratta di stime generiche ma di dati concreti, venuti fuori dopo il 60° censimento dell’agricoltura dell’Istat sui dati raccolti nel 2010 rispetto alle precedenti cifre del 2000. A pagare le conseguenze più alte, le piccole aziende che del resto sono via via cresciute passando da 5,5 ettari a 7,9 ettari (+44,4%). In questo senso però la superficie coltivata scende solo del 2,3%.
Ancora, nel rapporto si legge che oltre la metà delle imprese ha sede in non più di cinque regioni. Nello specifico parliamo di: Sicilia (219mila), Calabria (138mila), Campania (137mila) e Veneto (121mila) e in testa la Puglia con oltre 275mila strutture. L’unico dato confortante è che crescono pure le ‘quota’ rosa’ che vanno perciò dal 30,4% al 33,3%. Quello che si nota è che, non solo grazie a finanziamenti e agevolazioni ma soprattutto a capacità imprenditoriale e intuizione, si è registrata nei due lustri una flessione minore nelle imprese a conduzione femminile. Va peggio nel caso di conduzione maschile. I dati parlano di un -29,6% contro -38,6%. Questo però non deve deprimere ma creare le basi per una vera e propria rinascita in un settore che nonostante la modernità e le tecnologie imperanti, resta fondamentale per la sussistenza di tutti, quindi probabilmente destinato a non morire mai.