Negli scorsi giorni il quotidiano La Repubblica ha avuto modo di interessarsi al caso Saab. La società automobilistica svedese, che non troppo tempo fa era sinonimo di produzione di auto di lusso e di elevata qualità, con un successo internazionale diffuso nel vecchio Continente e negli Stati Uniti, oggi è infatti in preda a una consolidata crisi, che potrebbe condurla addirittura verso una procedura fallimentare.
La società svedese, in piena crisi aziendale, ha infatti dichiarato di non avere liquidità necessaria per pagare gli stipendi dei propri operai e dei propri impiegati. Gli impianti di produzione invece continuano a rimanere chiusi, in rispetto di una cessazione temporanea delle attività produttive che dovrebbe perdurare fino al 4 luglio. Una data che, tuttavia, potrebbe essere inutile da raggiungere, se la chiusura definitiva dovesse essere deliberata prima.
Saab contava di riprendere un po’ di ossigeno attraverso l’iniezione di finanziamenti a medio lungo termine da parte esterna, i quali sarebbero serviti innanzitutto a pagare gli stipendi dei propri dipendenti, garantendo pertanto la temporanea continuità delle attività produttive: finanziamenti che non sono mai arrivati, con la conseguenza di rendere estremamente preoccupate per la propria sorte ben 3.800 dipendenti.
L’ombra del fallimento non è comunque nuova per la Saab, che già un anno fa era stata pescata dal mare delle difficoltà dalla Spyker, società olandese che aveva acquistato il marchio dalla General Motors ad un prezzo pari a 400 milioni di dollari. I soldi però sembrano davvero finiti, con una chiara delusione per le parti sindacali e per tutti gli stakeholders che contavano sulla ripresa delle attività per il rilancio societario.
I prossimi giorni saranno pertanto decisivi per rilanciare la vita della Saab. Se l’azienda svedese non troverà la liquidità necessaria, figlia di negoziazioni su finanziamenti a breve termine ancora difficili da concludere, per la società sarà veramente la fine.