C’è uno sconforto imperante fra le aziende italiane, si percepisce già nell’aria senza che ci sia bisogno di confessioni eclatanti e, comunque la crisi economica ha dato un’altra bella botta all’insicurezza della maggior parte degli imprenditori. Se buona parte di essi, infatti, prosegue con sfrontatezza alla ricerca di obiettivi raggiungibili a breve e lungo termine, sembra che un buon numero di imprese del Belpaese non riesca a credere che la nuvola nera della recessione possa passare senza lasciare squilibri e distruzione eccessivi. In questo senso, soltanto il nove per cento delle strutture dello Stivale ha fiducia che le cose cambieranno in meglio lasciando questo come un momento brutto dell’economia globale.
L’Italia tra l’altro fatica davvero a tenere il passo con le strutture estere e non lo dicono solo i consumatori, i sindacati o i partiti d’opposizione. Nei giorni scorsi, poi, è stata la stessa presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ad esprimere il suo sconforto nei confronti delle risposte della politica alla crisi in atto e Regus pubblica una ricerca che sembra quasi come un grido d’aiuto, l’ennesimo da parte di tutte le aziende italiane.
Secondo il nuovo studio che si basa sulla raccolta di opinioni di oltre 17.000 aziende in tutto il mondo, nel 2010 si è registrata una netta crescita dell’indice di fiducia ma non da noi. Tutte le informazioni sono racchiuse in un “Indice di fiducia”. In ogni caso, saranno i dati a parlare: fatturato e profitti, sono cresciuti in modo esponenziale e se la tendenza dovesse continuare su questa strada allora forse anche il Belpaese ritornerà a sorridere. In Italia l’indice di fiducia si attesta su un valore di 92, contrariamente a una media mondiale di 125. Facciamo parte dei Paesi più industrializzati del mondo, ma insieme alla Spagna abbiamo poca fiducia nel futuro e di certo questo atteggiamento non aiuta molto a superare le fasi critiche che tutti stiamo attraversando.