400mila imprese lombarde impegnate in pratiche virtuose per un giro economico ad azienda che si attesta intorno ai 10mila euro annui. Una spesa media, di certo non indifferente, ma che le strutture del Nord sono più propense e preparate ad affrontare rispetto al Sud e al Centro, con un ritorno di immagine piuttosto interessante. In questo senso sono in prima linea Milano, Brescia e Bergamo, ma molte altre grandi città settentrionali sono pronte a seguirle in un prossimo futuro.
In linea di massima, si può stimare una media complessiva di ogni attività aziendale rivolta verso in tutta quella serie di iniziative di valenza sociale e, in tal senso, si arriva a calcolare una su due strutture. Una tendenza, una moda o un investimento più che sicuro per una ditta in crescita continua, il risultato non cambia: il costo però è significativo in buone pratiche, per un prezzo complessivo che supera i quattro miliardi di euro all’anno. A sborsare la maggiore quantità di denaro è soprattutto Milano con circa un miliardo e quattrocento milioni, seguita da Brescia con mezzo miliardo di euro di esborso in comportamenti virtuosi e, fanalino di coda Bergamo, con 425 milioni.
Quasi tutte le aziende intervistate sul motivo di tale stile di gestione, parlano di una motivazione etica profonda, ma di certo un piccolo interesse a livello economico non può mancare. Qualche ditta mette in pratica le proprie convinzioni in materia sociale tutti i giorni, nel 44,5 per cento e, in questo senso, vincono soprattutto le attività sportive e culturali, rispettivamente 27,5% e 19,7%. Si passa, poi, all’ambiente, con il 77,3% degli imprenditori che hanno gli occhi puntati sui rifiuti mentre la salute e la sicurezza dei lavoratori sono la priorità nel campo dei diritti dei dipendenti per il 69,4% delle aziende. Un comportamento lodevole, che a quanto pare non conosce crisi economica, almeno per il 49,8% dei titolari d’impresa. Gli strumenti per misurare l’impegno di ognuno sono quasi sempre il codice etico e le certificazioni. L’indagine è stata portata avanti dalla Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese e dell’indagine “La responsabilità sociale delle piccole e medie imprese” nel 2010.