La paura per un secondo disastro nucleare dopo Chernobyl in Giappone, sta spingendo le aziende di tutto il mondo a ripensare seriamente ai rischi che può provocare una calamità naturale improvvisa su queste strutture. Le imprese stanno, quindi, mettendo su un piatto della bilancia i pro e i contro di investimenti di questo genere, ipotizzando di puntare maggiormente sulle rinnovabili. Una idea che da tempo stuzzica le grandi aziende, ma il budget richiesto non di rado è fin troppo elevato.
Del resto si sa da tempo e non era necessario viverlo direttamente, che le fughe di materiale radioattivo hanno effetti devastanti su tutte le creature viventi a breve e lungo termine, meglio quindi dedicarsi alle cosiddette energie pulite e verdi. Uno dei primi paese a ordinare lo stop di diverse centrali nucleari è stata la Germania, seguita forse a breve dalla Spagna. La stessa Unione Europea sarebbe perplessa su un argomento sul quale prima si destreggiava in modo ben più risoluto.
Per questo motivo, quindi, Gunther Oettinger, il Commissario europeo per l’Energia, ha dichiarato l’intenzione di accelerare sulle rinnovabili. In particolare, presto le aziende potrebbero optare per fotovoltaico, eolico, geotermia e biomasse. Tutte dovranno rappresentare il 33 per cento del mix energetico, entro e non oltre il 2020. Dello stesso avviso sono pure gli analisti. Questo anche perchè non si tratta più di un solo evento apocalittico. Negli anni si sono succeduti: aumento del prezzo del petrolio, disastro ambientale causato dalla piattaforma Bp nel Golfo del Messico e tensioni in Medio Oriente. In primo piano comunque, il fotovoltaico, che gode di un appoggio incondizionato da parte dell’opinione pubblica. In borsa va bene anche il solare e all’indomani dell’incidente nucleare in Giappone, le società specializzate appunto su solare, eolico e energie rinnovabili in genere, hanno spiccato il volo. Al contrario, il prezzo del petrolio è sceso sotto i 100 dollari al barile.